Il mondo delle moto esoteriche sembra non conoscere crisi, visto che da più parti arrivano proposte raffinate ed esclusive. L’ultima, in ordine di tempo è la Renard Grand Tourer, appena presentata nientemeno che in Estonia. I soliti criticoni potranno obiettare che la Renard GT ricorda la Confederate Wraith, per via della presenza di una sospensione anteriore Hossack, però a ben guardare, la moto estone ha ben poco in comune con la Special americana.
UNA STORIA ANTICALa Renard Cycles affonda le sue origini nel 1938, quando venne fondata, come fabbrica di biciclette a motore, da J. Laan.
L’azienda aprì i battenti a Tallinn, capitale dell’Estonia, e aveva come immagine del suo logo la testa di una volpe (in francese “Renard”).
Le prime Renard erano biciclette con telaio in tubi d’acciaio equipaggiate da un motore Sachs da 98 cc.
La fabbrica venne completamente distrutta dai bombardamenti del marzo 1944, che posero fine al sogno dell’industria motociclistica estone.
Nel 2008 un gruppo di giovani imprenditori estoni, insieme a progettisti e alcuni ingegneri decisero di ridar vita al marchio Renard, e nell’aprile 2010 alla fiera della Tecnologia di Hannover è stato presentato il prototipo della Renard Grand Tourer che vedete in queste pagine.
FOTO
POWER CRUISERLa Renard Grand Tourer, è costruita attorno a un interessante telaio monoscocca in fibra di carbonio all’interno del quale è alloggiato un bicilindrico tutto italiano: il Moto Guzzi 8V che spinge la Griso.
Il telaio pesa solo 11 kg ed è rinforzato con Kevlar, per ottenere la corretta resistenza agli impatti e alle vibrazioni, e integra in se stesso anche il serbatoio e l’airbox in un’unica struttura.
La sospensione anteriore, anch’essa in carbonio, è a parallelogramma articolato meglio conosciuta come sospensione Norman Hossack, ripresa alcuni anni addietro dalla BMW con il Duolever.
Tutto ciò che non è costruito in carbonio, è realizzato dal pieno in Ergal, dopo essere stato disegnato e modellato in 3D.
Per le sospensioni sono stati scelti ammortizzatori ovviamente Öhlins sia all’avantreno che al retrotreno e come frenasterzo, e per l’impianto frenante sono state adottate esoteriche pinze ricavate dal pieno a sei pistoncini della ISR. La stessa azienda svedese ha fornito anche le pompe al manubrio in lega leggera a rapporto di leva variabile per freno e frizione.
La scelta è ricaduta sul motore Moto Guzzi sia per le sue ottime qualità, sia per il suo design inconfondibile, ma anche, probabilmente, perché in Estonia stavano cercando un’alternativa ai soliti crate engines americani che mimano i V2 Harley Davidson.
Con la speranza di vedere presto una Renard Grand Tourer dal vivo, vi rimandiamo a futuri approfondimenti, non appena ci verranno forniti dalla Casa di Tallinn.